venerdì 3 dicembre 2010

Scegliermi

Il giovedì piove sempre e devo scegliermi cosa mettere addosso, il grembo materno,
la disattenzione. Parliamo per ore ma non diciamo mai nulla.
C'è una ragnatela sull'angolo del soffitto, la stufa accesa, non è natale,
tu guardi il fuoco per non vedermi più.
Poi mi alzo e torno a casa. Come l'albatros, non abbassarti più di così.

martedì 30 novembre 2010

Con meno paura
In quell'istante in cui stai dormendo e i pensieri scorrono più veloci del solito e il tempo è cauto.
Il sentirsi meglio con certi vestiti bruttissimi. Ti ho pensato e il nostro gioco mi è venuto in faccia, come un diversivo al continuare a rincorrerci e perderci senza ammettere che non ci troviamo mai quando non siamo stesi

martedì 23 novembre 2010

pochissimo

"Accanto all'eros quindi una pulsione di morte. Il loro agire concorde o conflittuale consentiva di spiegare i fenomeni della vita"
Lettera ad un amore amico

Ieri sera ho pensato a quanto vorrei bene ai miei figli e a quanto li odierei.
Ho letto il book di Cattive Abitudini e salvato i numeri di tutti quegli hotel, che magari tornerò a dormire e a farlo in uno di quelli.
05:53 ero appena seduto non so per quale assurdo motivo al bordo del letto che mi sveglio e il mio braccio continua ancora a dormire e lo sbatto contro il muro e non sento niente.
Mi aveva parlato di questa cosa, e gli succede spesso. Lui scrive una nota per fingersi occupato. lui.
Non hai bisogno di parlare e credi che Dio non esista, i tuoi luoghi comuni e i miei eccessivi consumi di tabacco e montenegro.
Non siamo la gioventù bruciata.
Basta.
-silenzio-
Come un fischio simile al più stridente ronzio delle macchine accese e le zanzare che sanno i miei bisogni più di chiunque altro ormai sono morte perilfreddopuravendoaffittatoun'angolo.
Non vedo più le tue lacrime amore amico e non posso più colorare le magliette col tuo eyeliner sputato.
I giudizi sintetici a priori e i pregiudizi.
Alzati da li e smetti di combattere una guerra con le carcasse delle nostre interiorità.
Ketamina.
-silenzio-
Prendere decisioni
Mi accompagni a casa alle 18:30
Non mi sono mai servite le tue ore
Nemmeno le mie.
La sovrapposizione delle nostre ore, delle nostre gambe, dei nostri piedi.
La sovrapposizione delle nostre grafie è una merda, come quella delle nostre facce e piove, piove e piove anche.
Non è un segreto, il capitalismo e il disagio dove vuoi che ci portino?
I postini non trasportano neanche più le parole da me a te.
non abbiamo segni, segni di pace e sovrapposizioni.
Sono in ordine, in parità, in fondo. non di te
mi hai impiccato quando sono riuscito ad addormentarmi.

domenica 21 novembre 2010

Bologna-Londra

è solo un periodo di consapevolezza di tutto tranne che di te
Era tempo che a fatica passava e numeri che a fatica cambiavano sul tuo cruscotto digitale,
la cenere che avevo gettato fuori dal finestrino per la condensa si era appiccicata come gli adesivi al frigorifero e i disegni per la festa del papà quando ero bambino.
Tu e l'aereo per Londra dove andiamo insieme a Brick-Lane e io resto fra Forlì e Ravenna, mi porti una maglietta dei Jesus & Mary Chain e la indosso.
Talmente addormentato e convinto di esserti pagato da solo il biglietto, di aver pagato solo il tuo da essere solo nel vagone che passa da stazioni vuote come un treno merci di te. E non vuoi guidare. Al numero due gli animali da tempo macellati ma sempre trasportati e prima dell'uno tutto il tuo niente che ti spetta tutto il tuo niente che hai scelto di meritare e di rifare il salotto.
è solo un periodo di consapevolezza di tutto tranne che di te
è solo un periodo di consapevolezza di tutto tranne che di te
è solo un periodo di consapevolezza tranne che di te

martedì 16 novembre 2010

affondare, correre con un paracadute legato alla schiena, faticare senza accorgersi di averlo, correre, veloce, fermarsi prendere fiato, accorgersi di quanta strada è dietro di noi.
non preoccuparsi del paracadute, non vederlo, 
godere nel vedersi soffermi e con superbia esserne grati, essere grati alle scarpe.
essere grati a se stessi di aver percorso più di altri. 
volersi calare ancora più in fondo per vederlo, una sfida all'orrido 
masochismo lo chiamano, 
oppure cercare di crepare meglio tutti i giorni 

domenica 7 novembre 2010

Petit

Alzati quando il filo si mischia alla carta del cielo chi è fiero della propria paura si è chiuso nel buio grida evviva la libertà ostinato nell'orrido e assalta i campanili hai stretto le palpebre e sorriso. ti aspetterò altrove intanto salutami, salutami e vaffanculo, vaffanculo funamboli dei lacci di scarpe dai calzini orrendi

martedì 19 ottobre 2010

Nottambuli

Ho scritto sopra un'albero col nero che non moriremo mai più assieme,
almeno assieme.
I finestrini della nostra panchina bagnata sono appannati.
siamo sempre più patetici. Abbiamo sempre meno sonno.
Non ci sono cascate addosso le tegole e siamo andati a sbatterci,
siamo andati a sbatterci siamo andati a sbatterci siamo andati a sbatterci
e ci siamo corsi incontro.
Ho disegnato un cuore spento e una bajour sulla tua scrivania
e sul tuo muro che non me ne andavo.

lunedì 11 ottobre 2010

79 giorni fa.

Non rispondere e non dormire qui. Lo sperma nel lavandino e lo sporco delle mie mani nere. Te ne sei andata anche oggi chiedendomi di raggiungerti, non ci allontaneremo più di così, come le strisce bianche sull'asfalto delle nostre giornate che sono parallele. sono passato da una via alberata con solo la dinamo, a sinistra facevano rave. Forse li fanno ancora. dopo l'apice ora sono legato a una discarica sul fondo di quel lago da mesi. Ho i polmoni pieni d'acqua e il tuo lisozima è come un'idrante.
Canzoni scadenti di anni incandescenti italiani, mentre fumo in terrazzo passano magrebini rumeni ubriachi e fatti con voci campionate da film dei sobborghi laziali di Pasolini. Ora urlano quello che non vorrei dire ma che si urla senza senso 
Ora si lamentano che non servirà mai. Quando la banalità supera la coscienza e la conoscenza si apparta perchè insoddisfatta.  La cultura che opera più come un macellaio che come un chirurgo estetico. Non ti vede nemmeno più e non penso nemmeno più a lui, si beve birra scadente e vino a 3 euro, si vomita notti distratte lune avvelenate noia disagio e Misfits. non siamo sopravvissuti al punk non che non lo abbiamo vissuto, non asciughiamo i nostri Levi's addosso noi che non li abbiamo vissuti ma comprati usati, non lanciamo i sassi dal cavalcavia che vorremmo ci investissero i treni.che vorremmo abitare ovunque ma non qui.

mercoledì 1 settembre 2010

Né Tabor né doccia


non sono credibile morto. più simile ad una tendenza al vivere che somiglia al morire. periodi morti,sopravviventi. simili a stand-by, da un lato voluti dall'altro per necessità. l'inconscio poi si sovraccarica senza che tu o la tua mente lo sappiate. vidi per esempio anche chi affermava che l'accettazione incondizionata non rientrava nel relativismo, che sono portato a definire imprescindibile e relativo al punto da diventare assoluto.poi però non è così, e rientra totalmente invece, quasi all'esasperazione di esso.
in ogni caso ogni tanto torno a galleggiare, morto e sopravvissuto, come una zattera, poi torno a morire.sono le scelte del tornare a morire, in un relativismo che infondo porta alla certezza del tornare, data dall'introspezione e una superficiale conoscenza di se.
è come avere settimana di ferie dopo lungo lavoro straziante.
rimane che se sono morto lo sono almeno quanto te

martedì 31 agosto 2010

silenzi

Danno poi la sensazione di ingombro e sembri un bimbo disadattato che non vuole farsi vedere dalla maestra.
Come chi per davvero tace, che siamo portati a farlo perché sorvegliati da sbirri nazisti, perché siamo ebrei deconcentrati, non ancora fuori da Dachau e Auschwitz.
Il silenzio dell'egoismo, del nostro narcisismo esasperato, che come i gatti crediamo di essere soli, cadiamo dal quarto piano sulle zampe, anche se non lo vorremmo, del tutto.
Il silenzio, della città di periferia alle 5 del mattino, siamo.
Il contrario di panettieri e pasticceri. e l'esasperazione

lunedì 23 agosto 2010

« Non vi è che questo pullulare di moribondi affetti da longevità, tanto più detestabili in quanto sanno organizzare così bene la loro agonia. »

con tutte le cose che mi mancano che ho già, con tutte queste lezioni che prendiamo per imparare a non fare nulla o andare in bicicletta.
passare da un benzinaio e trovare una macchina con gli sportelli aperti senza conducente. sono io
una risonanza di qualcosa da bambino che ti senti buono con i cuori scritti con la "Q"
come voler bene alla persone che ti circondano poi accorgersi di essere soli.


"hai visto gli scoiattoli che non si vergognano di niente?"